L'intervista di Guido Bandera pubblicata sul Giorno.

Il Giorno, venerdì 23 dicembre 2016

ROBERTO SCANAGATTI, sindaco Pd di Monza, sta per concludere il primo mandato alla guida della città, partito nel 2012. A lui abbiamo chiesto un bilancio su quanto ha fatto l'amministrazione fin qui e su quanto ancora dovrà fare, in vista dell'appuntamento con le urne in programma in primavera.

Referendum bocciato: che effetti ci sono sulla Brianza?
Intanto, bisogna che i fondi per le province e le città metropolitane vengano aumentati. La legge Delrio ha bisogno di essere rivista. Altrimenti l'80% delle realtà locali sarà in bancarotta. Se le Province si devono occupare di scuole e strade, competenze chiare, abbiano i soldi e il personale per farlo. Se la Regione vuole delegare competenze, dia risorse e dipendenti. I Comuni in questi anni hanno affrontato sacrifici enormi, ora se ne chiedono anche alle Regioni. Certo, se fosse passata la riforma, sarebbe stato il primo passo verso un percorso che avrebbe coinvolto altri scenari. Così però non è accaduto.

Con il «no» svanisce ogni ipotesi di nuova riforma istituzionale...
Non vedo un rischio di ritorno a un passato antico. La proposta del proporzionale puro - che ricorda anni lontani - è forse una provocazione. Certo, se negli anni Ottanta, dove era ancora forte la contrapposizione ideologica, si fosse imboccata decisamente la strada delle riforme non avremmo perso tempo. Certo è che i cambiamenti non vanno fatti sotto la spinta di un'emergenza. Devono essere strutturali. Ma mi pare che il clima politico attuale non consenta grandi accordi. Lo spazio per il dialogo non c'è: ognuno racconta la propria storia. Forse per convincersi più che per convincere. Ma è vero che sulla legge elettorale del Senato è stato fatto un errore.

Nuovo governo e verifica sui conti Arriveranno tagli?
Apparentemente no. Ma si può anche non tagliare i bilanci e poi dare ulteriori oneri ai Comuni. Un esempio: il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Le risorse - gli 80 euro - il Governo li mette per i suoi dipendenti, non per quelli degli enti locali. E l'accordo inizialmente non era questo... E tenga conto che a Monza, su questo fronte, abbiamo dovuto fare i conti con notevoli riduzioni. Quando sono arrivato i dipendenti erano mille. Oggi sono meno di 850: è l'effetto del blocco del ricambio di chi è andato in pensione. E a fronte della perdita di persone di esperienza, senza nuovi giovani, abbiamo aumentato le cose da fare.

Allora, in uno scenario come questo che futuro è quello del Comune?
Quello che dovrà fare un Comune, sempre di più, nel futuro è concentrarsi sulle cose veramente necessarie. Io dico: meno gestione, più indirizzo e controllo. E poi credo molto nelle associazioni fra Comuni. Non solo fra realtà di piccole dimensioni, ma anche con quelle più grandi. Noi lo stiamo già facendo, con un progetto che coinvolge altre dieci realtà in un piano per l'evoluzione digitale della Pubblica amministrazione. Risorse umane ed economiche trovate a fatica, tolte da altri settori, ma è un progetto che il Ministero ha riconosciuto come innovativo.

Un bilancio sul suo mandato da primo cittadino...
Non sono io a doverlo dire, ma credo sia positivo. Abbiamo ereditato una città sfiduciata e ripiegata su se stessa. Vittima anche della questione etica che era esplosa. Una città che non aveva fatto scelte strategiche con un deficit da 8 milioni, frutto di spese mai adeguate alle entrate che progressivamente calavano. Oggi, realisticamente, la città ha riacquistato fiducia, orgoglio, un punto di riferimento che pesa di più ai tavoli su cui si discute, anche finanziariamente.

Quale è stato a suo avviso il punto di svolta?
Per prima Monza ha stretto un accordo con l'Expo. Nel novembre del 2012. Così ci siamo agganciati a una manifestazione che ha portato qui decine di delegazioni estere e ha prodotto rapporti economici e produttivi con i Paesi più diversi, dall'Austria con lo scambio fra la nostra Reggia e quella di Vienna, agli incontri con Cina, Usa, Germania, Francia e Qatar. Protocolli di intesa con università, collaborazioni per la ricerca.

Poi, però, gli elettori giudicano dai tombini e dalle strade...
Abbiamo puntato a risollevare la città: oggi si può essere ancora orgogliosi di essere monzesi. E lo sei se riesci a capire che la città ha valori forti. Un esempio: le pulizie di primavera. Il primo anno, alla campagna di partecipazione ecologica, c'erano 1.500 persone. L'ultima volta erano quattromila. Le strade? Certo, se avessimo avuto più soldi avremmo fatto di più. Ma la priorità l'abbiamo data alle scuole: finalmente c'è una soluzione per la Citterio e la Bellani. Rinuncio al consenso delle fioriere. Punto a cose concrete.

E intanto la gente si agita sui migranti...
Abbiamo scelto di mettere risorse su chi faceva fatica davanti alla crisi. Alla porta del mio ufficio bussano persone che mi dicono: «Mai avrei pensato di dovere presentarmi dal sindaco, mi aiuti». Quanto ai migranti, da subito avevamo detto che non avremmo voluto grosse concentrazioni. Tutto ha funzionato bene, fino a quando non è stato creato questo grosso insediamento. Finalmente, con l'accordo con il Ministero, avremo dei tetti sui migranti per i Comuni che aderiscono al piano di gestione. I rifugiati dovranno restituire lavorando la solidarietà ricevuta.

Urbanistica e case popolari: come cambia la città?
Abbiamo recuperato cento alloggi sfitti. Abbiamo accorciato le liste d'attesa e siamo gli unici ad aver allontanato davvero chi non aveva diritto a una casa popolare. Non è poco. Per il futuro puntiamo all'housing sociale. Spero si sblocchi la situazione del vecchio ospedale. Quanto all'urbanistica, fortunatamente, ed è una cosa di cui ringrazio tutto il Consiglio comunale, non abbiamo passato anni a discutere di case, ma di persone. La tutela del suolo non è una battaglia ideologica, ma un punto di equilibrio. E la variante, con meno cemento, sarà votata a inizio anno.

Idee e sogni per i prossimi cinque anni?
Primo sogno vero? La metropolitana a Monza: con quello lo sviluppo infrastrutturale darà una nuova centralità alla città. E ci aiuterà nella lotta all'inquinamento, che dovrà passare però anche da una riqualificazione energetica, non solo degli edifici pubblici, sulla quale serve un accordo con i privati e magari qualche fondo europeo. Vedere le classifiche sullo smog fa male, ma non possiamo agire da soli Con il sindaco di Milano Sala l'intesa sul metrò c'è. Poi, un sogno nel cassetto: liberare il centro dai furgoni con un interporto servito da mezzi elettrici che consegnino le merci...

GUIDO BANDERA

 

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